‘’I fuochi non sono più un gran che una volta che sai i
composti chimici che ci sono dietro’’ mentre ieri sentivo queste parole pensavo
a quando da bambina quelle esplosioni di colore erano per me magia. Attendevo sempre
con impazienza la sera in cui ci sarebbero stati i fuochi, riempivo grandi
fogli di carta con schizzi di matita e li attaccavo su tutti i muri di casa,
ognuno con all’angolo un piccolo numero che segnava quanti giorni mancassero a
quando i miei disegni sarebbero diventati realtà. I miei genitori erano soliti
portarmi in spiaggia, dove centinaia di persone sedute sulle sdraio stavano già
con in naso all’insù nell’attesa del primo colpo; correvo fino in fondo alla
spiaggia e mi sedevo sulla morbida e umida sabbia, nell’attesa torturavo i miei
genitori chiedendo in continuazione l’orario, non riuscivo a stare ferma. Solo quando
si sentiva il primo botto i discorsi che stavo facendo si zittivano, la mia
attenzione era esclusivamente per quella scia di fumo lasciata pochi secondi
prima. Poi iniziavano, una raffica di colpi, esplosioni, rumori ma soprattutto
colori! Osservavo attentamente le scie rumorose che salivano nel cielo fino a
quando con un lampo di luce esplodevano improvvisamente in cerchi luminosi,
innumerevoli scintille coloravano il cielo notturno di colori accesi e vivaci,
si espandevano nell’aria formando figure che ricordavano bellissimi fiori o
cascate di stelle. Il mio viso, come il cielo, si illuminava di gioia e
sorpresa per ogni nuovo colpo. Il mio preferito era senz’altro il salice
piangente, le scintille di luce erano innumerevoli, scendevano lentamente,
sembrava quasi che mi cadessero addosso ma si spegnevano e si dissolvevano nel
buio prima che questo accadesse. I tre colpi finali purtroppo erano veloci a
venire, nel cuore allora si creava un velo di tristezza, ma la felicità provata
sino a quel momento era talmente forte che per un paio di giorni nessuno poteva
togliermi il sorriso dal viso.